Non aver paura di uccidere: un libro di un professore di Medicina legale

‘Non avere paura di uccidere’. E’ l’ultima fatica letteraria di Giancarlo Umani Ronchi, professore ordinario di medicina legale e per vent’anni direttore dell’obitorio della capitale che, insieme alla giornalista del ‘Messaggero’ Antonella Stocco, mette sotto accusa i sistemi investigativi. “Il delitto perfetto brilla all’alba del terzo millennio, complici il declino dei sistemi investigativi e il rituale tutto italiano del ‘post mortem’, immobile nei secoli tra moduli, certificati ed inutili formalita'”, scrivono gli autori del volume (edizioni libreria Cortina Torino). Nel libro si denuncia: ” gli omicidi non si risolvono in laboratorio, gli incidenti mortali vanno indagati e non archiviati in fretta e furia, un suicidio puo’ celare un delitto o il reato dell’istigazione”. Prendendo spunto anche da recenti casi, nel volume ‘Non avere paura di uccidere’ finiscono sotto accusa le “scorciatoie investigative che passano per i laboratori” e che talvolta sortiscono “un paradossale esito inverso: quante volte – scrive Umani Ronchi – il ritrovamento durante le indagini di tracce di Dna del presunto assassino o della vittima diventa chissa’ come “la decisiva scoperta di tracce di sangue’ salvo poi rettificare: e’ saliva, e’ sudore, non serve a niente, non significa nulla…”. Anche il medico legale, quando accade un delitto, “viene chiamato tardi e arriva tardi, trovando la scena del crimine ampiamente inquinata e questo avra’ ripercussioni non indifferenti sullo studio della cronologia della morte e sugli altri rilievi”. E questo accade, scrivono gli autori del volume, perche’ “insieme all’efficacia investigativa si e’ persa la nozione che la polizia deva lavorare all’unisono con il medico legale nel corso del sopralluogo e nella raccolta delle tracce”.
Un altro ruolo cruciale, affrontato nel libro, e’ quello rivestito dai medici di famiglia: “quante volte vengono indicate cause di morte che corrispondono solo all’esito, non controllato delle patologie dei pazienti? Cause di morte sottoscritte senza nemmeno la visita a domicilio della salma, ma solo su richiesta dei parenti o delle agenzie di pompe funebri”. Sotto accusa anche il Dna. “Offre la prova dell’identita’ ma bisognerebbe essere certi che il test venga effettuato sul sangue e non su altro materiale biologico”, dice il professore ordinario di medicina legale. Per non parlare poi del Luminol: “ultima stella nel firmamento delle meraviglie investigative, viene spacciato per la scoperta del secolo. Le prime esperienze a fine giudiziario – scrivono Umani Ronchi e Stocco – risalgono al 1937”. Lo si trova anche su internet, “in flaconi pronti per l’uso. Chi volesse giocare al piccolo chimico puo’ comprarlo sul web e spruzzarlo sulle pareti di casa ottenendo un piacevole effetto luminescente e azzurrino: il Luminol reagisce anche con la vernice”.

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