Insensibilità cimiteriale

Speriamo che il Natale faccia bene a qualche operatore cimiteriale. Oddio per fortuna pochi sono come quello che ha originato la confessione ritrovata in un post recuperato sul web, che di seguito si riporta. Ma che si debba riflettere sul come si fornisce un servizio così delicato da parte degli operatori dei cimiteri, pensiamo proprio sia importante.

Cremazione!…
Questa sera ho voglia di verità…

Quando mio figlio è stato riesumato…ebbene si ….quello che trovarono…venne messo in una cassettina in metallo…deposta in un colombaio…con un angioletto in ceramica che fa “buona compagnia “….

Quel giorno fui portata in un locale…adibito alla raccolta delle ossa…in sacchi trasparenti…ammucchiati in ceste tipo “frutta” erano stivati e ..sovrapposti…teschi..scheletri…e tutto ciò che ti può venire in mente…
Diciamo che la mia ingeniutà…sulle prime non mi portò a notare la cosa…troppo presa a cercare il nome di mio figlio sulla cassettina…e…..nel momento in cui non la trovai …tra le molte sul tavolo…il custode del cimitero mi fece cenno e disse…”forse sono ancora là in mezzo a quel mucchio!”…
Da cattolica in quel momento pensai…e poi comunicai il desiderio di essere cremata…
ma forse fu lo sconforto di quel momento…la poca sensibilità di quel custode avrebbe messo a dura prova chiunque..

Comunque…rimane il fatto che Io considero un crimine uccidere e l’aborto è questo.

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One thought on “Insensibilità cimiteriale

  1. La raccolta dei resti ossei (per non parlare di rinvenimento e smaltimento in campo indecomposti dei cosidetti “esiti da fenomeno cadaverico di tipo trasformativo-conservativo) è un momento doloroso, ma necessario, per liberare spazio da destinare a nuove sepolture. Alcuni comuni, per ragioni di sicurezza (Decreto Legislativo n. 626/1994) e di opportunità morale vietano ai dolenti di presenziare direttamente all’esumazione, proprio perchè trattasi di spettacolo duro e scabroso e chi abbia già affrontato la perdita di un congiunto non ha certo bisogno di una dose supplementare di nausea e malessere.

    Ora, è notorio come le cassette di zinco di cui all’Art. 36 comma 2 DPR n.285/1990 siano inutilmente antiestetiche e squallide. Perchè prevedere obbligatoriamente il nastro metallico quando lo stesso legisltore (Art. 36 comma 1 DPR 285/1990 e Paragr. 8.1 Circ.Min. n.24/1993) non riconosce alle ossa la stessa pericolosità di tessuti organici e parti molli in disfacimento?

    E’un’inutile complicazione, per quale ragione, allora, non ammetterel’impiego di una teca, magari realizzata con materiali più eleganti e caldi (legno in primis), un po’ come avviene con i reliquiari (in fondo sempre di ossame si tratta, ancorchè benedetto ed appartenuto a qualche Santo).

    Nei cimiteri ortodossi le ossa vengono accoratamente lavate con balsami e profumi, prima di esser esposte ” a vista” entro semplici contenitori da custodirsi nella cripta della cappellina cimiteriale.

    Nessun fedele ordodosso pare risentire di questa tradizione a livello emotivo, tradendo devianze di tipo necrofilo, e forse, le Chiese d’Oriente hanno saputo, nei secoli, elaborare un’idea meno morbosa ed ossessiva degli spazi sepolcrali.

    E’da notare come il custode (soprattutto alla luce del ruolo affidatogli dall’Art. 17 del DPR 15 luglio 2003 n. 254) abbia commesso una grave inadempienza, poichè è sua precipua responsabilità vigilare sullo spostamento di ossa e resti mortali, in occasione di esumazioni ed estumulazioni, affinchè quei miseri avanzi umani siano sempre identificabili, quale che sia la loro destinazione ultima.

    Questa è la filosofia con cui debbono esser tenuti i registri cimiteriali ed un’irregolarità in tal senso potrebbe (o…dovrebbe?) esser sanzionata.

    Un cumulo di ossa indistinte e promiscuamente accatastate in una disordinata congerie di teschi, femori e tibie è ipotesi orripilante e contraria alla Legge.

    L’unica collocazione massiva (senza infamia e senza lode) delle ossa è l’ossario comune, ma trattasi di momento successivo, ultimo ed irreversibile, rispetto all’esumazione o all’estumulazione e soprattutto generato dall’assenza di atti di disposizione da parte di quanti abbiano titolo per richiedere una sepoltura dedicata (Artt. 67 e 85 comma 1 DPR 285/1990).

    Ma quasi nessun cittadino conosce questi diritti del post mortem, soprattutto oggi, quando i servizi cimiteriali sono divenuti prestazioni a titolo oneroso Art. 1 comma 7 bis Legge 28 febbraio 2001 n. 26).

    Il mestiere del futuro (da disoccupato cronico non posso non compiacermente, anche se in forma postuma, perchè non farò a tempo a candidarmi) sarà proprio il difensore civico in ambito cimiteriale. Nell’esperienza di altri Paesi è già in funzione la figura del cerimoniere “a tutto tondo”, quindi non limitato solo all’ara crematoria per le cerimonie civili.

    Perchè allora non esportare questa conquista di civiltà, con costi modestissimi per l’utenza? Non si tratta della solita duplicazione dei ruoli, giusto per assicurare un’occupazione assistenziale a qualche individuo scioperato, al di là elle competenze amministrative e gestionali necessarie per il buon funzionamento della macchina cimiteriale occorrerà sviluppare profili professionali di front office, ossia capaci di rapportarsi con la cittadinanza e fornire informazioni, assieme a qualche piccola certezza.

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