Bare bruciate a Bagheria, c'è l'ombra della mafia Inchiesta su cimitero Bagheria passa a Dda Palermo

I carabinieri di Bagheria (PA) hanno sequestrato cinque aree del cimitero della città dove sono state trovate centinaia di bare accatastate tra il muro perimetrale e alcune cappelle private. Nella zona c’erano ancora fumanti, le braci di fuochi che, durante la notte, avevano incendiato anche resti umani e ossa. Sono state rinvenute anche parti, non ancora decomposte, di corpi umani ed effetti personali perfettamente integri. Tra le aree sequestrate c’è anche l’unica che avrebbe docuto essere destinata a deposito temporaneo di rifiuti cimiteriali da esumazione ed estumulazione ai sensi del DPR 254/2003. Secondo i carabinieri, nelle operazioni sono riscontrabili “comportamenti illeciti e gravi responsabilità” da parte degli operatori. Il responsabile della gestione del cimitero è stato rimosso per ordine del sindaco e sostituito da un altro funzionario comunale. Gli investigatori della Direzione distrettuale antimafia, che hanno rilevato l’inchiesta dalla Procura di Termini Imerese, stanno privilegiando la pista delle infiltrazioni mafiose al cimitero, di cui aveva parlato recentemente il pentito Sergio Flamia che sta ricostruendo gli ultimi trent’anni di storia criminale in un mandamento dominato dagli uomini di Bernardo Provenzano. Flamia ha svelato i retroscena di un attentato ai danni dell’impresa di pompe funebri di Antonino Mineo nell’ottobre 2012. Lo stesso Flamia avvicinò Mineo per imporgli di limitare la sua attività ai servizi del funerale, senza più occuparsi degli adempimenti cimiteriali di interesse della “compagine”, cioè della cosca mafiosa di Bagheria. Gli investigatori sospettano tra l’altro che la mafia decidesse l’estumulazione delle tombe per controllare un mercato dei loculi e delle aree per la costruzione di cappelle private.

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