Elementi di estetica funeraria

Maquillage funerario: estrema vanita' o esigenza sociale?

Proviamo a ragionare sull’importanza nella psicologia nei dolenti dell’estetica mortuaria.

Secondo moderne ricerche interdisciplinari, soprattutto di scuola francese ed anglosassone, la presentazione della spoglia mortale dopo un’attenta tolettatura ed uno grande cura per i dettagli iconografici sono in grado di aggiungere un nuovo valore al servizio funebre perche' capaci di arricchire con nuovi elementi il complesso sistema segnico in cui s’estrinseca il nostro alfabeto emotivo.

L’elaborazione, poi, di un’ immagine o, se si preferisce, di una maschera funeraria, personalizzate e modellate attraverso le tecniche di una disciplina codificata, come la tanatoprassi, potrebbero davvero offrire l’opportunita' di distacco meno violento, perche' mitigato dalla ricerca di una bellezza serena ed elegante che accompagna il ricordo del defunto.

La riproduzione anche nell’ ambito delle estreme onoranze di una comune idea del “bello”, concetto cosi' importante nella societa' occidentale –e' davvero in grado d’incidere sul dolore di chi perde una persona cara, favorendo quella disposizione d’animo quelle condizioni psicologiche necessarie affinche' chi attraversa una disgrazia possa sviluppare uno stato mentale meno teso ed esasperato dalla, pur sempre traumatica, vista di un cadavere.

Il dolente, quando veglia una salma, si relaziona con questa soprattutto attraverso canali e percorsi visivi, scorgere, magari quando si e' raccolti in preghiera sul feretro l’incedere delle disgustose trasformazioni postmortali puo' essere causa di improvvisi choc soprattutto nei soggetti piu' sensibili.

Gli stessi operatori funebri, relazionandosi con le famiglie, bene comprendono quanto sia difficile osservare un parente che, in lacrime, fugge inorridito dalla camera ardente, perche' non regge l’urto del colorito insano e delle chiazze livide che si stendono sul viso dei defunti.

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Carlo Ballotta

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