Svolgere operazioni cimiteriali vietate costa caro ad addetti del servizio: oltre 8 anni di carcere

Salme smembrate e in parte risepolte perché trovate non ancora completamente mineralizzate, resti umani non identificabili infilati nei sacchi della spazzatura e “parcheggiati” nel deposito cimiteriale, a volte mischiati con quelli di altri defunti, lapidi e arredi funebri riciclati e rivenduti a prezzi stracciati. Con questi capi di accusa alle spalle sono stati condannati di versi operatori cimiteriali, oltre a chi doveva controllarli e anche imprenditori compiacenti.

Le condanne sono state pronunciate il 4 luglio 2018 dal tribunale collegiale di Pistoia.
Al termine dell’inchiesta portata avanti dagli investigatori della sezione di pg della Guardia di finanza , in tutto erano 41 i capi di imputazione contestati loro a vario titolo, con reati che andavano dalla soppressione e distruzione di cadavere (poi derubricati in quello meno pesante di vilipendio) al peculato, dalla violazione di sepolcro all’abuso d’ufficio, dall’omessa denuncia al falso.
E per molti di tali reati i giudici ieri mattina hanno sentenziato l’assoluzione parziale anche per i nove imputati condannati, anche se nella maggioranza dei casi le pene sono state più pesanti di quelle richieste dal pm. Una sentenza quindi molto complicata, tant’è che il presidente del tribunale ha concesso una proroga per il deposito delle motivazioni: da 90 a 180 giorni.
La pena più pesante è stata inflitta a Guido Tesi, ex dipendente prima di Pistoiambiente e poi della Manutencoop (aziende assegnatarie del servizio di gestione dei cimiteri di Pistoia): 8 anni e un mese di reclusione, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Quindi, un anno e 6 mesi per l’ispettore comunale Nicola Livi (accusato di abuso d’ufficio per aver comunicato a Tesi l’esistenza delle denunce e dell’inchiesta); 4 anni e 4 mesi per l’operatore cimiteriale Alessandro Tonini, di Pistoia; 3 anni e 5 mesi per Giampaolo Chiesa, di Monsummano, (operatore cimiteriale); un anno e 4 mesi per Giovanni Matulli, di Pistoia (operatore cimiteriale); 4 anni e 7 mesi per Saverio Folino, di Pistoia (operatore cimiteriale); 3 anni per Gerardo De Rose, all’epoca dei fatti titolare di un negozio di fiori davanti al cimitero comunale; un anno e 10 mesi per Paolo Pisaneschi, pistoiese, allora proprietario di due attività di marmista e condannato per una sola delle 6 imputazioni contestate; 6 mesi per Antonio Baroncelli, l’assistente della Polizia municipale che era invece imputato unicamente per violazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento (reato, quest’ultimo, dal quale è stato assolto): avrebbe avvertito il titolare di un negozio di fiori che si trovava all’ingresso del cimitero comunale principale di un’imminente ispezione da parte dei vigili urbani, invitandolo a rimuovere dal suo cortile le lapidi usate che secondo il pm provenivano dal riciclaggio.
Completamente assolti tre imputati: l’operatore cimiteriale Francisco Mori, di Monsummano; Diego Traversari, di Pescia (operatore cimiteriale); Stefano Lupi, di Prato, titolare di un’attività di rivendita lapidi.

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