[Fun.News 3108] Le ossa cadaveriche non finiscono solo in cimitero

Tra Natale 2016 e Capodanno è stata evitata l’amputazione della gamba di una paziente giovane grazie a un trapianto di una tibia da cadavere con impianto di cellule staminali. E così le ossa cadaveriche non vanno solo a finire in cimitero!
E’ avvenuto in Italia all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli.
I medici hanno portato a termine un intervento di altissima complessità, durato 13 ore.
Al tavolo operatorio ha lavorato un’equipe multidisciplinare guidata dal primario dell’ortopedia del Santa Maria delle Grazie, Pasquale Antonio D’Amato e composta da un chirurgo plastico, due anestesisti e tre ortopedici
La paziente era arrivata in Pronto Soccorso a seguito di un grave incidente stradale nel quale aveva subito la frattura del femore sinistro e la quasi completa disintegrazione della tibia; le gravi ferite alla gamba avevano orientato i medici del Pronto Soccorso a chiudere i vasi sanguigni aperti per evitare il dissanguamento. Questa scelta, necessaria per salvare la vita, aveva determinato la necrosi dei tessuti, tanto da rendere praticamente obbligatoria la scelta dell’amputazione dell’arto.
“Il trapianto della tibia da cadavere era l’ultima opzione all’amputazione. – ha dichiarato il Prof. d’Amato – Si trattava di una scelta rischiosa, data la grande quantità di complicanze possibili. Nel corso dell’intervento abbiamo rimosso i tessuti morti, inserito 30 centimetri di tibia da trapiantare aumentandone la compatibilità e la capacità di attecchimento con un impianto di cellule staminali prelevate dal bacino. Abbiamo poi ricostruito i muscoli e la pelle attraverso un autotrapianto da muscoli dorsali, rivascolarizzato il tutto ricostruendo il sistema artero- venoso.
Ci siamo orientati per un intervento del genere perché, nonostante le condizioni disperate della tibia, il piede era in buona condizione grazie alla miracolosa integrità delle due arterie principali della gamba. Ringrazio tutta l’equipe per il lavoro di assoluta eccellenza realizzato”.
A rendere ancora più complesso l’intervento vi era la necessità di agire in tempi rapidi per evitare l’aggravarsi delle condizioni di salute della paziente

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