Covid- 19: ad esser in difficoltà è anche il sistema funerario italiano.

A Pagina 9 del quotidiano “Milano Finanza” e anche su “Italia Oggi”, in edicola oggi, compare questo bell’articolo di Daniele Fogli, già presidente del Comitato tecnico cimiteri e crematori di SEFIT, la federazione in cui si riconoscono principalmente le imprese pubbliche del settore funerario.

Lo riportiamo integralmente:

Un secolo fa, il 95% o forse più di sepolture era in terra, in campo comune.

Solo meno del 5%, i benestanti, potevano permettersi una sepoltura in tomba.

E l’allora legislazione sia ordinaria che emergenziale prevedeva unicamente lo strumento della inumazione in terra, in fosse comuni o in fosse individuali. Ancor oggi il sistema cimiteriale e dei crematori si basa su norme che di fatto risalgono ad un secolo fa, del tutto inadeguate.
Oggi, vi sono città dove la cremazione ha raggiunto l’incidenza del 50% e a volte arriva anche oltre il 70%.

Ciò avviene principalmente nelle aree metropolitane e nel Nord del Paese, con l’eccezione di Roma e del napoletano. Già il ministero della salute è intervenuto con la circolare 11285 del 1° aprile scorso, che ha fornito indicazioni di comportamento, da graduare diversamente in relazione alla specificità di ogni Comune. È ora il Sindaco che – sulla base di dette indicazioni statali – adotterà, in raccordo col Prefetto, ordinanze contingibili ed urgenti per fronteggiare la situazione.

Le indicazioni del ministero della salute non sono però sufficienti, occorrono alcuni interventi emergenziali da adottare con ordinanza della Protezione Civile: lo snellimento delle procedure autorizzatorie, rendere telematiche gran parte delle comunicazioni tra persone dolenti e uffici comunali e operatori funerari, la possibilità di far funzionare la rete dei crematori alla massima potenzialità concessa dalle strutture esistenti e quindi derogando a molte limitazioni oggi esistenti. E occorre disporre di modelli evolutivi della mortalità attesa e quindi elaborare, almeno per le medio-grandi città degli stress test per valutare la capacità di reazione a diversi shock di aumento della domanda di operazioni cimiteriali.

Ma vi sono anche soluzioni semplici, adottabili rapidamente da ogni comune, con ordinanza contingibile e urgente, come l’ottenimento dell’uso dei posti vuoti in tombe di famiglia consentendo l’ingresso oltre che ai parenti stretti anche ad amici. O ancora l’avvio preventivo di campagne di estumulazione massiva per recuperare posti in loculo da utilizzare al momento in cui arriverà l’eccesso di domanda di sepolture atteso.
Con un sistema funebre, specie nella Bergamasca, che è andato in tilt, vista la valanga di defunti che si è presentata in poche settimane. Tanto che sono dovuti intervenire i mezzi militari per il trasporto di centinaia di feretri a far cremare in altre parti del Paese.

È economicamente insostenibile tarare un sistema per punte massime, inattese e con tempi di ritorno dell’evento eccezionale dell’ordine del secolo. Questo vale per il settore funebre, come vale per quello dei cimiteri e dei crematori. Sia che la gestione sia pubblica, mista o privata.

Non è apparso adeguatamente valorizzato un progetto di associati a Utilitalia SEFIT, ma aperto a tutti, costruito d’intesa con la Protezione Civile nazionale, per la creazione di un network volontario tra tutti i crematori italiani. Ogni giorno gli aderenti mettono a disposizione, se localmente la mortalità lo consente, posti in cremazione per assorbire parte della domanda nelle zone (oggi) del Nord e parte del Centro, in cui si sono avute le punte di massima mortalità. Ma un domani vale il viceversa. Ed è stato messo a disposizione della Protezione civile un sito web dedicato dove giornalmente sono individuate le disponibilità di ogni crematorio aderente.

Sarebbe sbagliato, però, tacere quando c’è chi, di questi tempi infausti, invoca – a prescindere – la garanzia del diritto alla cremazione. Occorre ricordare che esso è un diritto comprimibile. Parallelamente la cremazione, quando non c’è la materiale possibilità di effettuarla, non la si fa o la si rinviase possibile rimandarla. E per garantire la salute pubblica occorre rapidamente provvedere al trasporto funebre e alla sepoltura dei feretri.
Serve una normativa emergenziale, ma serve ancor di più una normativa ordinaria che permetta la funzionalità del sistema secondo moderni criteri gestionali. Dovremo solo metterlo a frutto per i prossimi 18/24 mesi. Fino ad allora dovremo convivere con una situazione border line, che dovrà essere gestita con pazienza, capacità e collaborazione.

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Carlo Ballotta

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