La pagliuzza e la trave

La pagliuzza e la trave

La segnalazione 23/5/2007 dell’Antitrust a Parlamento, Regioni e Comuni in materia di separazione tra attività d’istituto (necroscopiche, cimiteriali) e attività in concorrenza in settori attigui, sta determinando diversi scossoni all’interno del mondo delle imprese funebri italiane, specie di quelle pubbliche.
Anche se talune parti dei contenuti della segnalazione dell’Antitrust sono condivisibili, essa ha fatto letteralmente imbestialire il mondo delle imprese funebri pubbliche per il giudizio poco lusinghiero sul loro operato, in quanto l’Antitrust ritiene che utilizzino sistemi impropri per battere la concorrenza privata.
Scomodando riferimenti biblici ci sembra che l’Antitrust abbia avuto più attenzione alla pagliuzza nell’occhio del pubblico piuttosto che alla trave nell’occhio del privato (cioè allo sciacallaggio funebre che impera in molti ospedali italiani).
L’Antitrust sta ragionando in punta di diritto in un settore dove per accaparrarsi i funerali si usa ogni giorno la spada (e qualche volta la pistola), e ha “semplicemente” omesso di dire che la vera alterazione della concorrenza in questo campo è laddove imprese funebri comprano informazioni da operatori sanitari per avvantaggiarsi sul mercato locale.
L’Antitrust, riteniamo per non conoscenza del mercato, non ha adeguatamente valutato che:
– il porre sullo stesso piano imprenditoria funebre pubblica e privata è una sottovalutazione della funzione storica svolta dalle imprese pubbliche degli enti locali per calmierare e moralizzare mercati particolarmente delicati quali quello funebre (e marmoreo – lapideo cimiteriale) ed è quanto meno ingeneroso.
L’imprenditoria funebre pubblica, da decine d’anni, ha garantito i cittadini nell’acquisizione di servizi funebri in questo particolare mercato (prima ancora che si affacciasse sulla scena l’Autorità garante per la concorrenza e per il mercato) da operatori che hanno per loro natura soprattutto una logica di profitto.
Se il legislatore seguirà la strada suggerita dall’Antitrust, della incompatibilità tra settore funebre e cimiteriale, di fatto estrometterà dal mercato l’esperienza pubblica nel settore funebre che, dove ha operato, ha normalmente garantito livelli di prezzi soddisfacenti e, per lo più, riscosso il favore da parte dei cittadini;
– il principale motivo per il quale imprese funebri hanno puntato in tempi passati (e qualcuna ancora crede di poterlo fare oggi) alla gestione delle camere ardenti in strutture sanitarie è il contenimento della concorrenza impropria determinata dalla vendita di informazioni sui decessi da parte di operatori sanitari (corrotti) ad imprese funebri (corruttrici), che così intendono avvantaggiarsi sulle altre concorrenti.
È vero che l’acquisizione del controllo dei servizi di gestione delle camere mortuarie avvantaggia chi lo esegue, ma al tempo stesso (e l’esperienza delle imprese funebri pubbliche in tal senso lo dimostra) limita fortemente lo sciacallaggio.
Vietare semplicemente la gestione dei servizi di camera mortuaria ad imprese di onoranze funebri, pubbliche o private che siano, non risolve il problema, perché il mercato funebre è per sua natura imperfetto. Ben altri sono gli strumenti da usare e sui quali già si sono avanzate specifiche proposte, cadute nel disinteresse di molti;
– il mercato europeo e nordamericano è orientato in maniera diversa da quanto auspicato dall’Antitrust italiana: con integrazione tra imprese operanti sia nel settore funebre che in quello cimiteriale, o tutt’al più con separazione societaria operativa.
Prevedendo la incompatibilità tra settore funebre e settore cimiteriale in Italia si esporrebbero le imprese del nostro Paese ad una concorrenza proveniente dall’estero (specie dopo la direttiva europea sulla liberalizzazione dei servizi) difficilmente sostenibile, in quanto le imprese estere potrebbero godere di un più ampio ventaglio di attività economiche su cui distribuire i costi fissi.

La segnalazione Antitrust, sembra una sorta di autogol per l’imprenditoria funebre privata sulla questione, da questa ritenuta strategica, della casa funeraria.
La casa funeraria è attività che ha caratteristiche analoghe alla camera ardente delle camere mortuarie delle strutture sanitarie: vi si mantiene la salma anche per il periodo di osservazione, quindi presenta connotati igienico-sanitari, tanto che talune regioni, che già hanno normato la materia, hanno previsto per tali strutture l’obbligo dei requisiti strutturali previsti per i servizi mortuari delle strutture sanitarie.
La stessa realizzazione e gestione di una casa funeraria da parte di un’impresa di onoranze funebri si configura come la gestione di un “asset” che permette di godere di vantaggi concorrenziali (anche per la fissazione dei prezzi dei servizi, oltre che per la modalità di loro prestazione a concorrenti) nei confronti di altre imprese di onoranze funebri che operino nel mercato locale.
Insomma la separazione tra attività funebre e realizzazione e gestione della casa funeraria sembra una delle conseguenze impreviste di questa segnalazione dell’Antitrust.


Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 4/2007.

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