Il documento di principi (con)… divisi

Il documento di principi (con)… divisi

Quando con il precedente numero della rivista I Servizi Funerari si era previsto di parlare in questo del documento di principi (con)… divisi, non si sarebbe mai previsto che una sorta di ciclone si sarebbe abbattuto sul settore funerario italiano, poco prima della tradizionale data della Commemorazione dei Defunti.
Tanto da far passare in secondo, se non in terzo piano, questo tormentone, che ormai da più di due anni fa discutere i vertici delle Federazioni interessate.
Mi riferisco ai 41 arresti di Milano, che hanno decapitato l’imprenditoria funebre meneghina (19 le imprese funebri coinvolte, compresi taluni pezzi da novanta).
Ma ci sono pure da mettere in conto i precedenti fatti del crematorio di Massa, per la gestione delinquenziale di quell’impianto e, pare, di operazioni cimiteriali “allegre” fatte in cimiteri gestiti dalla stessa società privata che operava a Massa.
E infine alle 45 denunce, soprattutto in materia amministrativa ambientale, che sono capitate tra capo e collo di vari gestori di crematori in Italia.
Il senso del documento di principi “con …divisi” era quello di non presentarsi a ranghi sparsi al livello politico per poter far approvare e in tempi rapidi una normativa per il settore funebre e cimiteriale, ampiamente invocata da tutti gli operatori.
Questo presupponeva un accordo tra 5 Federazioni di settore (Assocofani, Federcofit, Feniof, Fic, Sefit) sui grandi temi.
Invece il primo semestre dell’anno 2008 era passato a scarciofare il documento che già l’anno passato SEFIT e Federcofit avevano sottoscritto, cercando di far digerire ai “pubblici” tagli di pezzi importanti della loro attività: crematori realizzabili da privati fuori dei cimiteri, case funerarie non nei cimiteri ma solo all’imprenditoria funebre privata, possibilità di cimiteri privati; il settore funebre pubblico ingabbiato e in lenta … decomposizione.
Insomma una serie di eventi quasi inevitabili, alla luce della logica di mercato imperante, dilagante in questi ultimi anni.
E questo, tutto sommato, era logico da parte della imprenditoria funebre privata.
Meno … logico da parte di quella pubblica, che a denti stretti cerca di salvare il proprio ruolo e di sostenere le proprie tesi.
Col tempo la Federcofit, con un colpo al cerchio ed uno alla botte, si è avvicinata sempre più alle intransigenti posizioni, quasi ideologiche, fin dall’inizio propugnate dalla Feniof.
Si giocava (e si gioca) a quei tavoli una partita sul futuro di lungo periodo del settore funerario italiano e le strategie si mescolavano con le tattiche, ma ognuno aveva ben chiaro in mente i propri obiettivi!
E poi a luglio 2008 la rottura! Qualcuno aveva tirato troppo la corda.
E a ottobre 2008, come d’incanto, gli arresti di Milano hanno fatto emergere esatta-mente quanto SEFIT aveva sempre sostenuto: e cioè che la separazione proprietaria tra attività funebre e servizi mortuari sanitari ed obitori l’avrebbero osservata solo le imprese pubbliche perché talune (eufemisticamente parlando) di quelle private, attraverso prestanomi, fiduciarie o comportamenti truffaldini non avrebbero abbandonato il vecchio sistema della caccia al morto, le pratiche illegali.
E non è finita: un paio di imprese private concessionarie della gestione di crematori, per guadagnare di più, hanno perso di vista l’etica dell’operare in tali strutture. Guarda caso quel che sosteneva ai tavoli di confronto la componente pubblica, che da anni metteva in guardia sui pericoli della privatizzazione dei crematori e dei cimiteri.
E’ pur vero che una qualche responsabilità ce l’aveva chi doveva controllare, ma ben diversa è la responsabilità del ladro da quella delle guardie che non l’hanno sorvegliato abbastanza per impedirgli il ladrocinio!
Il colpo di grazia l’ha poi inferto la crisi economica mondiale. Una vera e propria debacle del sistema del libero mercato che, nell’illusione che fosse lui e solo lui ad autoregolarsi, ha fatto esplodere una delle peggiori crisi da un secolo a questa parte, in cui le politiche di intervento dello Stato e degli Enti locali diventeranno una delle poche armi possibili per contrastare un altro ’29.
Allora perché parlare ancora del documento di principi “con… divisi”?
Perché prima o poi il Parlamento dovrà varare una legge per regolare questo mercato. E il tempo impiegato nelle schermaglie procedurali, nell’approfondire i temi in discussione, è servito a chiarire fino in fondo le posizioni che, ormai, occorre prenderne atto, su taluni parti importanti delle questioni in gioco non convergono.
Tanto da far diventare quello come il documento dei principi “con… divisi”.
A ben vedere sono diversi i punti che ormai sono stati acquisiti dalle parti e anche se ogni Federazione si presenterà in ordine sparso, sostenendo le proprie tesi, non si di-spera di trovare intese quando in Parlamento si passerà dalle parole ai fatti.
Occorre però tener conto che altre forze stanno irrompendo nell’arena: si tratta delle associazioni dei consumatori che non staranno senz’altro con le mani in mano. Di una posizione della Chiesa italiana che si sta formando anche su questi temi.
E allora?
Allora che il Parlamento faccia la propria parte e trovi una mediazione che, se scontenterà tutti, alla fine forse sarà l’unica soluzione possibile.

Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 1/2009.

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