La privatizzazione del rapporto con il defunto

La privatizzazione del rapporto con il defunto

Se riflettiamo su questo tema, ci si accorge come stia modificandosi rapidamente l’interpretazione classica dei fenomeni connessi con la morte: cioè il rapporto vivente-cadavere, quello basato sulla paura dei processi putrefattivi e la conseguente repulsione dei morti, che è all’origine dell’allontanamento dei cimiteri dalle città.
Soprattutto nei Paesi maggiormente industrializzati aumenta la distanza tra l’uomo europeo dei giorni nostri ed il morente e successivamente con il cadavere.
Vi è sempre più la tendenza a trasferire ogni rapporto o contatto fisico con la morte a dei professionisti. A partire da prima della morte con la delega non scritta ai dottori, agli infermieri e ora alle badanti, che si occupano del morente. A proseguire con gli impresari funebri e poi con la loro moderna versione: i tanatoprattori. A finire con chi si occupa della ritualità, sia essa mediata per via religiosa o da un comunicatore di professione.
Allo stesso modo cresce il bisogno di ritualità al momento del distacco, che controbi-lancia proprio quell’aumento di distanza nelle fasi anteriori al rito.
La prevedibile ulteriore crescita della cremazione può avere come effetto di trascina-mento anche l’affermazione di un modello comportamentale nuovo e cioè l’appropriazione da parte dei parenti delle ceneri di un corpo umano: si tratta dell’affidamento dell’urna al familiare, che non la porta in cimitero ma la conserva nei modi che ritiene confacenti alle proprie necessità.
È la privatizzazione delle ceneri, in contrapposizione al modello conservativo collettivo delle urne nei cimiteri.
È un sistema non ancora molto diffuso in Italia, che può determinare problemi, a mio parere, di elaborazione del lutto, per la mancata separazione.
Se prosegue questa tendenza alla privatizzazione delle ceneri, cosa succederà ai cimi-teri?
C’era voluto Napoleone per spostare i morti da dentro a fuori delle città.
Ora con la cremazione si può assistere al percorso inverso, col rientro dei morti, sotto forma di ceneri, dentro le città.
Si possono così determinare scenari rivoluzionari rispetto all’attuale concetto di cimi-tero, che da spazio definito e connotato nel contesto urbano, potrebbe evolvere in una serie di microspazi decentrati nell’area urbana, fino a cimitero condominiale e, al li-mite, familiare.
Molto dipenderà anche dalle norme che sapremo darci per guidare un processo che, lasciato libero nella propria evoluzione, rischia di determinare più guasti di quanto si possa pensare.

Editoriale di Daniele Fogli, pubblicato su I Servizi Funerari 3/2006.

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