Si parla di un nuovo forno crematorio nel Veneto

Sembra che a Noventa Vicentina l’Amministrazione comunale stia pensando ad un project financing per la realizzazione di un crematorio. pronta è stata la presa di posizione politica contraria da parte del M5S.
Difattil’ipotesi è stata anche oggetto di una interrogazione regionale depositata dal consigliere del Movimento 5 Stelle Manuel Brusco, su input della consigliera comunale di Noventa Vicentina Maria Pia Dall’Armellina.
I pentastellati interrogano la giunta regionale veneta per capire in che modo, questo impianto di incenerimento si inserisca nella programmazione regionale e come si intende normare non solo il singolo impianto ma la sostenibilità dello stesso all’interno dell’intero contesto regionale, visto l’indubbio impatto ecologico e sulla salute dei cittadini che i forni crematori hanno. La proposta di realizzare un impianto di cremazione che comprende due forni crematori e una casa funeraria, per un investimento di oltre sette milioni di euro tramite progetto di finanza, è stata presentata dallo Studium Engineering, di Padova. Progetto che andrebbe ad aggiungersi a quelli già esistenti a Vicenza a 37 km di distanza, a Padova a 42 km di distanza e a Verona a 45 km di distanza.
“Ci si chiede – scrive in una nota la consigliera comunale di Noventa – da quale area dovrebbe provenire l’utenza, considerato che il fabbisogno di Padova, Vicenza e Verona, per un esercizio utile, non è soddisfatto solo dai residenti in città che risultano insufficienti ma da province limitrofe, tra cui il basso veronese e il padovano, geograficamente contigue a Noventa Vicentina”. Dall’Armellina fa anche notare il fatto che “la Regione Veneto non è dotata di studi approfonditi e di un piano di creazione di bacini di utenza per questi inceneritori”.
Il consigliere regionale Brusco pone l’attenzione, invece, su quella che potrebbe essere una vera e propria speculazione finanziaria. “Questi impianti – sottolinea – sono proposti, a diversi comuni di altrettante province, attraverso la modalità della finanza di progetto, prospettando alle amministrazioni locali lauti canoni mensili di concessione nonostante sia ben chiaro che non vi è il fabbisogno necessario a far lavorare a ciclo continuo le strutture”

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