Alcune riflessione del cardinale Betori sulla morte e sulla dispersione delle ceneri

"La cultura oggi dominante cerca di   nascondere la morte alla coscienza, occultandone i segni. La confina   di solito nelle asettiche unità di rianimazione e terapia intensiva, tenendo lontani gli stessi familiari; e ciò potrebbe avere anche una   giustificazione nella ricerca di cure maggiormente appropriate. Meno giustificabile è invece la ricerca di annullare la consistenza  materiale della permanenza della morte nel tempo, come accade nella   pratica, ahimè sempre più diffusa, della cremazione con dispersione delle ceneri". Lo ha detto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, il 2 novembre 2017 durante l’omelia in Duomo in occasione della Santa Messa per la Commemorazione dei defunti.
"Ma, nonostante tutti i tentativi di occultarla ed esorcizzarla, la morte torna con prepotenza a interrogare, soprattutto quando colpisce una vita appena sbocciata o ancora giovane, ovvero si presenta come esito della violenza che falcia individui e folle, nelle tragedie passionali e nelle stragi causate dal terrorismo e dalla guerra", ha osservato Betori.
"Una risposta soddisfacente non viene neppure dalla risposta nichilista che ci si vorrebbe imporre, secondo cui della morte non ci dovremmo preoccupare, perché finché ci siamo noi la morte non c’è e quando giunge la morte noi non ci siamo più – ha aggiunto l’arcivescovo – Se bastasse questo a tacitare l’interrogativo della morte, perché tanta smania di allungare la vita e, soprattutto, perché tanta sofferenza per la morte delle persone che ci sono care?"
La morte, ha continuato il cardinale Betori, "continua a interrogare tutti coloro che coltivano un minimo di senso umano della vita, perché non ci basta allungare questa per annullare la morte e soprattutto perché la morte non è qualcosa che ci tocca come individui ma ci affligge nelle nostre relazioni e segna negativamente il futuro della stessa umanità. La morte ci accompagna ogni giorno e soprattutto ci attende, tutti".
"Sconcerta e addolora dover constatare come non poche tendenze della cultura contemporanea", ha sottolineato il cardinale Betori, "siano ricadute nella visione angosciata dei pagani, di coloro che non hanno speranza. Che dire infatti di quanti non pensano ai morti come anime che vivono nella gloria di Dio o sono in un cammino di purificazione per raggiungerla, in attesa della risurrezione dei loro corpi, ma  ripropongono la figura del defunto come spirito umbratile non riconciliato con la terra, nutrendo le derive perniciose dello spiritismo e dei suoi addentellati di magia e superstizione, quando non precipitano nel baratro del satanismo, oppure riducono la morte a una presenza solo apparentemente burlesca?".

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