Restituzione di 30 beni ecclesiastici alla Chiesa siro ortodossa

Un decreto legge ha disposto la piena restituzione alla Chiesa siro ortodossa dei beni ecclesiastici sparsi nella regione di Mardin e che nel 2017 erano stati posti sotto il controllo di istituzioni pubbliche turche.
L’Avvocato della Fondazione del Monastero di Mor Gabriel, ha annunciato che la questione è stata oggetto di un decreto legge, il quale dispone la restituzione piena di 30 beni ecclesiastici alle fondazioni e agli organismi collegati alla Chiesa siro-ortodossa che già in precedenza ne erano titolari. Tra i beni che saranno definitivamente restituiti al controllo della Chiesa siro ortodossa ci sono i tre monasteri di Mor Melki, Mor Yakup et Mor Dimet.
L’ombra di un possibile esproprio da parte degli apparati turchi si era affacciata sui beni ecclesiastici siro-ortodossi nel biennio 2016/2017, quando quei beni erano stati posti sotto il controllo diretto del Sottosegretariato al Tesoro, e sembravano dover essere presto affidati alla gestione della Presidenza degli Affari Religiosi (Diyanet, organismo legato direttamente al Primo Ministro).
L’operazione era stata messa in atto a conclusione del processo con cui Mardin era stata trasformata in comune metropolitano, e la conseguente riorganizzazione amministrativa del territorio aveva trasformato i villaggi circostanti in altrettanti quartieri dell’area metropolitana. Davanti a tali sviluppi, la Fondazione Mor Gabriel, che gestisce il più importante monastero siro ortodosso in terra turca (vedi foto), nel giugno 2017 aveva presentato una petizione alla Corte civile di Mardin per chiedere di bloccare il processo di esproprio di chiese, monasteri e cimiteri siro-ortodossi e il loro trasferimento sotto il controllo diretto degli organismi governativi turchi.
A stretto giro (vedi Fides 7/7/2017), la Turchia aveva smentito ogni intenzione di espropriare 50 chiese e monasteri cristiani sparsi intorno a Mardin. Proprio l’ufficio del governatore di Mardin aveva dichiarato ai media turchi che la proprietà e la gestione amministrativa delle chiese e dei monasteri in questione dovevano ancora essere legalmente definite, e che nel frattempo i beni ecclesiastici sarebbero rimasti ancora registrati presso il Tesoro, senza finire a disposizione del Diyanet.
Fonte: Agenzia Fides 13/2/2018

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