Gianni Gibellini (EFI) commenta l'AS1611 – riforma del settore funerario

Prosegue la serie di interviste fatte ai maggiori esponenti del settore funebre italiano. Oggi è la volta del Presidente di EFI, Eccellenza Funeraria Italiana, sig. Gianni Gibellini, intervistato da Carlo Ballotta.

CB – La funeral home è, forse, la principale novità introdotta dalle Leggi Regionali di cui ha beneficiato soprattutto chi aveva i capitali ed il know how aziendale necessari per impiantare ed esercire la propria casa funeraria. Ora se E.F.I. rappresenta, soprattutto, le grandi imprese dotate di propria casa funeraria perché avete sentito l’esigenza di sostenere questo disegno di legge, “mettendoci la faccia” in questa battaglia, anche esponendovi pesantemente? Della serie: ma chi ve l’ha fatto fare?

GG – EFI – Eccellenza Funeraria Italiana è stata costituita nel 2012 con l’obiettivo di rappresentare le Imprese Funebri che, operando nel segno della trasparenza, della qualità di prestazioni e di servizi e del massimo rigore etico, hanno dato vita, laddove le nuove normative regionali lo consentono, a Case Funerarie o strutture per il Commiato, luoghi che, piccoli o grandi che siano, permettono di meglio poter assistere sotto il profilo pratico e psicologico le famiglie colpite da un lutto.
Tutti noi siamo Imprenditori Funebri che credono nel proprio lavoro investendo in esso risorse umane ed economiche, anche ingenti, per far crescere le proprie Aziende, per essere competitivi sul mercato, ma soprattutto per essere al passo con i tempi offrendo alla collettività un servizio qualificato e professionale che risponda alle sempre più evolute esigenze della società contemporanea.

Da molto tempo, ormai, ci dobbiamo difendere da una concorrenza sleale messa in atto da soggetti, spesso improvvisati e mai adeguatamente strutturati, che hanno svilito le Onoranze Funebri livellando verso il basso la qualità dei servizi erogati.
Per anni ci siamo illusi che le storiche Organizzazioni di categoria intervenissero per affermare la moralizzazione del settore, il rigore etico, la trasparenza, la correttezza nell’acquisizione dei servizi, un equo rapporto qualità/prezzo, la lotta al lavoro nero e alla fatturazione sommersa, ma abbiamo dovuto prendere atto che nulla è stato fatto e che addirittura, anteponendo interessi particolari quali fare qualche tessera in più a quelli generali, si sono alimentati il caos e i disagi.

Ecco, quindi, che abbiamo ritenuto di doverci impegnare direttamente confrontandoci con chi, come noi, intendeva “costruire” e non “distruggere”: è stato un percorso non privo di difficoltà, ma ritengo molto interessante il risultato finale.

CB – Il DDL Vaccari delinea tre fattispecie di realtà imprenditoriali/commerciali. L’impresa Funebre vera e propria, la semplice agenzia ed il centro servizi.  Come si sostanzia, ed in quali termini, il rapporto, anche contrattuale, tra queste tre figure che per forza dovranno anche interagire Alla fine chi potrà legittimamente acquisire e svolgere i funerali? Solo i grandi gruppi?
Detto altrimenti il modello dell’agenzia monomandataria dell’impresa funebre strutturata porterà ad un proliferare incontrollato di questi soggetti? Insomma, invece di disboscare, avremmo ancor più operatori legittimati a muoversi nel mondo delle estreme onoranze, in forza di un rapporto giuridico, ancorché molto vincolante, intercorrente tra essi e l’impresa madre.

GG – L’attuale eccessiva polverizzazione dell’offerta ha creato un vero e proprio disastro: operatori improvvisati e non adeguatamente strutturati hanno livellato ad una soglia decisamente bassa la qualità dei servizi funebri creando gravi disagi alle famiglie colpite da un lutto (che vedono svilita per prestazioni e per prodotti la cerimonia dell’estremo saluto) e un danno anche economico alle vere Imprese Funebri (vittime di una concorrenza sleale che si manifesta pure nel doversi adeguare a prezzi non remunerativi e sinonimo di inesistente qualità). La mancanza di regole e la pressoché totale assenza di controlli consentono a questi soggetti di continuare ad agire anche perché si sentono protetti dalla ignavia di chi avrebbe dovuto contrastarli e che, per motivi facilmente intuibili, ha preferito nascondere la testa sotto la sabbia!
Il DdL Vaccari, definendo le figure legittimate ad operare, stabilisce con chiarezza gli ambiti nei quali agire. Nessuno dovrà chiudere, anzi! Ma tutti dovranno adeguarsi accettando le regole! E chi è presente e conosciuto sul territorio avrà nuove e migliori opportunità per proporsi al mercato, magari offrendo prodotti e servizi con un più alto valore aggiunto a vantaggio della qualità per il consumatore e della creazione di nuova occupazione.

CB – Secondo i più maliziosi il DDL Vaccari sarebbe la reazione “violenta” della grande imprenditoria pubblica e privata contro una concorrenza sempre più spietata per salvaguardare le proprie quote di mercato da un’inesorabile erosione. E’ davvero così? E poi: solo i “piccoli” riescono ad evadere il fisco, o l’illegalità, in questo settore, è un fenomeno endemico e trasversale?

GG – Ma quale reazione violenta! Abbiamo cercato di alimentare la speranza e la fiducia di tanti imprenditori che hanno investito e continuano ad investire nella propria attività ingenti risorse umane ed economiche e vedono messo a rischio il proprio lavoro a causa di comportamenti scorretti ed illegali. Uno degli obiettivi del DdL è quello di combattere il malaffare, l’evasione fiscale, il lavoro nero. Logica vuole che chi ha molto investito in strutture e in personale non abbia alcun interesse ad astenersi dal fatturare i propri servizi. Più di tanto non mi sento di poter garantire! La riforma, aumentando il tetto di detraibilità delle spese funebri e cimiteriali, indurrà le famiglie a chiedere fattura per l’intero importo versato. E ciò dovrebbe fungere da deterrente alla evasione!

CB – C’è chi dice: questo DDL quando e se diverrà Legge dello Stato sarà una sorta di mannaia/ghigliottina per molte realtà imprenditoriali magari di piccole dimensioni, ancorché serie e di lunga tradizione: cioè se molte imprese saranno costrette a chiudere ci sarà pure  una ricaduta negativa sull’occupazione. C’è un fondo di verità in questa tesi?

GG L’ho già detto: questa riforma non vuol costringere nessuno a chiudere, ma tutti dovranno sottostare alle nuove regole. Questo, anzi, favorirà la creazione di nuova occupazione obbligando soggetti che oggi lavorano nella illegalità a regolarizzare la propria posizione. Abbiamo stimato che, con le diverse tipologie di contratto previste dalle normative sul lavoro, potrebbero essere inquadrati più di 15.000 soggetti che oggi non risultano essere una forza lavoro del comparto.

CB – Le riforme, quelle vere, non sono mai a costo zero e tutte le rivoluzioni comportano un prezzo da pagare. Chi ci perde davvero e chi, invece, ci guadagna? Anche perché si prevedono inevitabilmente costi di ristrutturazione aziendale adeguamento alla nuova disciplina del nostro sgangherato sistema funerario italiano.

GG La risposta è semplice: a guadagnare è la collettività che si troverà a doversi confrontare con operatori seri, qualificati, capaci di fornire un servizio al passo con i tempi e in grado di restituire il concetto di “Onoranza Funebre” ai fasti di un tempo! L’Operatore Funer
ario è un imprenditore che non deve astenersi dall’investire nel proprio lavoro  sapendo che non dovrà più temere concorrenza sleale da parte di chi non sarà più legittimato ad operare. Saranno questi soggetti a rimetterci se non vorranno sottostare a quanto previsto dalla normativa!

CB – C’è chi rimprovera a questo DDL un deficit di rappresentatività, poiché esso sarebbe stato scritto senza coinvolgere gli stati generali (= parlamentino del caro estinto) del settore funerario. Qualcuno parla addirittura di Legge ad personam. All’appello, infatti, mancano due importanti e storiche federazioni dell’imprenditoria funebre privata. E Lei come risponde?

GG Tutti abbiamo sotto gli occhi il risultato raggiunto dal Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana che ha palesato tutti i propri limiti fin dal momento del suo insediamento. In diverse riunioni si è lavorato su un testo che già manifestava vetustà ed inefficacia inserendo ulteriori richieste tese a garantire gli interessi di molte categorie rappresentate a quel tavolo piuttosto che quelle dei consumatori.
Quando, in occasione di Tanexpo 2014, abbiamo avuto modo di approfondire con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti e con il Senatore Stefano Vaccari in visita alla rassegna l’attuale situazione del comparto funerario italiano, abbiamo trovato interlocutori che hanno immediatamente compreso l’urgenza e la necessità di intervenire sotto il profilo legislativo per fronteggiare una situazione di crescente degrado che, svilendo le Onoranze Funebri e livellando verso il basso la qualità dei servizi erogati, provoca non pochi disagi alla collettività e alle tantissime Imprese che, nel nostro Paese, operano con correttezza e con professionalità. Spronati dal loro interesse, e dalla disponibilità dichiarata anche dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, abbiamo ritenuto opportuno impegnarci direttamente nell’elaborare proposte concrete e lo abbiamo fatto confrontandoci con chi, come noi, intendeva “costruire” e non “distruggere”: è stato un percorso non privo di difficoltà, ma ritengo molto interessante il risultato finale.
Non siamo per nulla impressionati dalle feroci critiche e dalle volgarità manifestate da chi non ha partecipato alla predisposizione del testo. Alcuni soggetti sono stati interpellati, ma si sono sottratti al confronto perché intendevano imporre esclusivamente le proprie idee, altri non sono stati volontariamente coinvolti perché portatori di interessi contrari a quelli che sarebbe stato giusto affermare.
Quanto alla “rappresentatività”, poi, se guardassimo il numero degli iscritti alle diverse Organizzazioni, compresa la nostra, ci accorgeremmo che le stesse non rappresentano che una minima percentuale della categoria. Chi si sente vittima di “lesa maestà” provi a valutare i propri comportamenti in questi ultimi anni: poche proposte, spesso di basso spessore come dimostrato anche da molte norme regionali alla cui stesura si vantano di avere fattivamente contribuito. Se oggi la situazione è quella che è, lo si deve al loro immobilismo e alla loro inefficienza: gli Operatori lo hanno ben compreso e non si riconoscono più nel loro operato! Forse, dimostrando di essere arrivati in pochi mesi laddove loro non sono stati capaci di giungere in tanti anni, “abbiamo scoperto il nervo” di chi sa di non aver fatto nulla per troppo tempo, anteponendo interessi particolari a quelli generali con il risultato di alimentare caos e disagi e dando la possibilità di lavorare a chi non possiede, oltre che senso etico, la più elementare capacità e un minimo di attrezzature.
A loro non posso che dire “Arrendetevi!”, invitandoli a cambiare atteggiamento, a smettere di esercitare pressioni su molte componenti del comparto o a seminare il panico e a formulare finalmente proposte concrete ed efficaci per giungere, durante l’iter legislativo, a migliorare nel testo di legge quello che certamente è ancora perfettibile.

CB – Il mercato funerario è passato dalla privativa comunale, cioè dal monopolio, alla deregulation anarcoide, dove tutti possono improvvisarsi impresari funebri. Ma è possibile una “terza via” più ragionata e mediata tra questi due estremi?

GG – Sono state fatte scelte precise per dare al comparto, nel lungo e medio periodo, un assetto strutturale innovativo e moderno che garantisca in primis le famiglie colpite da un lutto e poi le vere Imprese Funebri italiane. Lo ribadisco: chi vorrà continuare a lavorare dovrà farlo secondo comportamenti corretti e rispettosi di ogni regola legislativa, morale e professionale.

CB – Lo slogan del Sen. Vaccari è stato il vessillo della legalità totale per tutelare i dolenti stessi e l’imprenditoria sana (quella che paga le tasse!). Non sarebbe stato più facile legalizzare lo stato attuale, con una sorta di legge fotocopia/sanatoria dell’esistente, magari dotata di piccoli correttivi piuttosto di proporre una rivoluzione così profonda e per alcuni indigesta? Le Regioni, per esempio, su quest’aspetto, scendendo a compromessi poco onorevoli, hanno clamorosamente fallito.

GG – Lo ha detto lei: le Regioni hanno clamorosamente fallito! E con loro hanno clamorosamente fallito coloro i quali hanno ispirato queste norme! Occorrono regole chiare e uniformi su tutto il territorio nazionale: è impensabile che ciò che è valido in Piemonte o in Veneto non lo sia in Campania o in Sicilia!
Il Paese ha bisogno di cambiamenti profondi in molti campi, compreso il nostro comparto.
Il DdL bene si inserisce in questa stagione di riforme volute dal Governo Renzi e siamo fiduciosi e ottimisti perché proprio dal Governo abbiamo avuto assicurazione che finalmente esiste la volontà politica di mettere mano ad una azione di riordino di un settore che, non dimentichiamolo mai, svolge una fondamentale funzione sociale.

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